Tu sei quiParole per Rosella

Parole per Rosella


Parole per Rosella

      

 

La chiamavamo Ros. Per far presto.
 
Ma era sempre lei: con la sua disponibilità, la sua dolcezza, la sua voglia di mettersi in gioco. Fin dai tempi del laboratorio di Mogliano Veneto, quasi quarant'anni fa, e poi nella Rete con lei abbiamo condiviso una straordinaria esperienza di amicizia, stima e impegno professionale.
Imparando dalla sua passione per la storia, per l’insegnare e l’apprendere, per il mestiere di  maestra.
Grazie Ros.
 
 
***
 
 
Le maestre non muoiono 
I bambini lo sanno 
Ogni tanto spariscono 
Però non se ne vanno 
 
Guardano dalle O                                                                     
Ridono nelle U 
Vivono in tutto ciò 
Che ora sai fare tu 
 
Le maestre non muoiono 
Finché c'è da imparare 
Il cielo è un grande circolo 
La scuola è un grande mare 
 
Gli alberi sono pronti 
Per quadrimestri eterni 
Gli angeli dei tramonti 
Preparano i quaderni
                                                          
                         (Bruno Tognolini)
 
Le tue alunne, i tuoi alunni
 
 
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Ciao Rosy,
perché solo un ciao è il nostro.
Un arrivederci alla prossima cena tra colleghe,
alla prossima Fiaccolata, dove arriveremo ancora primi… insieme!
È un “ci vediamo… mi raccomando” al prossimo Convegno di storia o alla prossima festa a scuola.
Perché tu sei e resterai sempre con noi, tra le aule delle  Olme, alla cui impostazione hai tanto contribuito.
Perché nessuno di noi svanisce, ma lascia traccia di sé in chi ha incontrato lungo il suo viaggio.
Tu, che tanto hai amato la storia e le tracce del passato, sarai per noi traccia profonda, radice salda e vitale, esempio di come si debba vivere la scuola.
Perché amare la scuola è amare la vita, e tu la vita l’hai amata davvero.
E a te che dicevi: “Non mollate, ragazze!”, rispondiamo “Non molleremo mai… promesso!”.
Arrivederci Rosy.
                                             
Le tue colleghe della scuola Olme
 
 
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Le compagne della IV C, ma soprattutto  le amiche di una vita, vogliono ricordarti, cara Rosella, per ciò  che eri e per gli esempi che ci lasci:
l’amore infinito per la tua famiglia
la tua grande passione per la scuola
la tua capacità di comprendere…giustificare… consigliare
il tuo abbraccio sempre pronto per noi
la tua risata contagiosa
il tuo viso sereno
e l’affetto che hai sempre saputo donare a tutti.
E come non ricordare le tue innocenti, ingenue “gaffe”!?
Grazie dolce, cara Rosella, nostro saggio grillo parlante.
Ci mancherai…
       
per tutte, Chiara e Silvana
 
 
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Il suo sorriso.
Quello che resta con me è il suo sorriso: aperto, sereno, contagioso.
Pieno di dolcezza e di allegria.  Di chi, pur consapevole delle difficoltà e dei problemi, non si tira indietro rispetto alle sfide dentro un progetto comune e condiviso.
Ho conosciuto Rosella nel laboratorio di storia locale di Mogliano Veneto avviato con Ivo Mattozzi dalla metà degli anni ottanta del secolo scorso, assieme a un gruppo di maestre che amavano come noi, e forse più di noi, il loro lavoro e il loro impegno per un insegnamento e una   scuola capace di motivare, dare senso e significato alle proprie proposte. Per una scuola attenta, curiosa, in ricerca.
Di quel gruppo che nel 2004 ha dato vita alla Rete delle storie e poi Geostorie, Rosella ha fatto parte ininterrottamente per tutti questi anni, portando il suo prezioso contributo: dal primo importante lavoro di ricerca storico-didattica  su La filanda di Campocroce del 1990,  all’Abbazia  e alle Scuole elementari a Mogliano Veneto; alla Guida per gli insegnati della scuola primaria;  alla redazione della mostra, inaugurata nel 2015, La colpa di essere nati, sulla storia di Marta Minerbi e Alessandro Ottolenghi.
Un impegno che si era manifestato in primo  luogo nell’ attività didattica con la sua classe, per la formazione di diverse generazioni di alunni e alunne, con un’attenzione particolare dedicata al tempo, alla memoria, al passato. Che per lei era prima di tutto una dimensione personale, del proprio modo di essere e di collocarsi nel mondo, prima ancora che preoccupazione didattica.
Una dimensione personale che io chiamerei dello sguardo ingenuo.
Come quello dei bambini e delle bambine: libero, disarmato e disarmante, capace di meraviglia, pieno di fiducia e di gioia.
Un’ingenuità che è stata al tempo stesso assunzione di responsabilità, cura e attenzione alle relazioni, sincero interesse e ricerca di nuovi orizzonti.
Rosella carissima, sappiamo, ce lo hanno insegnato i bambini e i poeti, che non sei andata via.
Ti terremo qui con noi, stretta a noi.
 
Finché c’è da imparare
in questa scuola che è grande come il mare.
                                                                                                                                    
    Ernesto
 
 
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Cara Rosy,
nei lunghi anni della nostra Amicizia ci siamo spesso confrontate  sul mistero della vita e della morte. Pensando alle nostre riflessioni voglio regalare a te  ed ai tuoi Cari le parole di questo Canto Navajo .. cosa che potevo condividere e dividere con te.
 
 
Non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Non dormo lì.
Io sono come mille venti che soffiano.
Io sono come un diamante nella neve, splendente.
Io sono la luce del sole sul grano dorato.
Io sono la pioggia gentile attesa in autunno.
Quando ti svegli la mattina tranquilla, 
sono il canto di uno stormo di uccelli. 
Io sono anche le stelle che brillano,
Mentre la notte cade sulla tua finestra.
Perciò non avvicinarti alla mia tomba piangendo.
Non ci sono. Io non sono morto.
                                                                                                                               
      Frida
 
 
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Quando ieri ci siamo rivisti/e ho pensato al nostro gruppo quando si era formato: quello che ci legava, ci motivava non erano solo le nuove esperienze di lavoro ma i rapporti che tra noi si stavano costruendo, la stima, la condivisione di nuovi orizzonti e i timori di esplorare strade nuove, il supporto e la rassicurazione di guide competenti e soprattutto sensibili come Ivo e Ernesto.
Pensavo di lavorare con voi per dare un senso vero all’insegnamento e il Tempo mi ha fatto capire che stavo lavorando per dare un significato più profondo anche alla mia vita.
Grazie Rosella, anche ieri eri con noi. Mi hai fatto ricordare la cosa più importante. Fallo ancora.
                                                                                                                                       
 
Marilina
 
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Ho conosciuto Rosella tantissimo tempo fa, forse il 1985. Una vita fa. E ho sempre trovato in lei passione, entusiasmo, curiosità per le cose che nascevano e si costruivano dentro l'allora laboratorio di storia di Mogliano Veneto.
Grande narratrice di aneddoti, episodi e situazioni esilaranti, a Rosella piaceva ridere, sorridere e far sorridere. Perché l'allegria era insita nel suo essere persona, innanzi tutto, e docente poi.
"Dirò una cretinata" un'espressione che usava di frequente, da maestra che sa, ma preferisce far credere di non sapere. Ed ogni volta, però, centrava l’obbiettivo. (Confesso di averle “rubato” questo suo incipit).
E i "bagoeti"? termine da lei coniato l'indomani dell'istituzione dell'insegnante prevalente quando negli ambienti scolastici si diceva che ci sarebbero state insegnanti di serie A incaricate su tutte le materie importanti e insegnanti di serie B che avrebbero insegnato ciò che restava: le educazioni, attività alternative… i “bagoeti”, appunto. Lo continuo a considerare un termine azzeccatissimo.
 
 
Luisa
 
 
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Ho conosciuto Rosella nel 1996, nel laboratorio di storia locale organizzato a Mogliano, quando assieme preparavamo la pubblicazione del suo lavoro sull'abazia di Mogliano. Il mio compito era quello di selezionare e riordinare la grande quantità di documentazione che possedeva sul percorso didattico che aveva realizzato con le sue classi sulla storia dell'abazia, e di completare l'inquadramento storico generale. 
Insieme consultammo una gran quantità di prodotti dei suoi alunni, che selezionò in modo veloce e sicuro, scegliendo di pubblicarne solo una parte molto limitata.
Dai materiali che portava agli incontri capivo a poco a poco la sua capacità professionale grazie alla quale riusciva a portare a termine progetti didattici prolungati, complessi e impegnativi con straordinaria lucidità e accuratezza. Dalla sua compagnia sentivo ottimismo e allegria che risultavano contagiose.
Negli anni successivi con lei ho condiviso appassionate discussioni sul nostro lavoro, sui valori che doveva trasmettere, sulla necessità che fosse significativo, formativo, utile, ma soprattutto sensibile e adattabile alle necessità di bambini tanto diversi. Ci univa il desiderio di una scuola di qualità per tutti.
Ma i ricordi più belli che conservo di lei sono le serate divertenti, le pizze in compagnia, gli aneddoti raccontati, perché da lei ho imparato che la serenità e l'ottimismo vanno perseguiti e curati.
 
 
Silvia