Chi ben comincia è a metà dell’opera?
Forse sì. Decidere come iniziare è sempre una bella scommessa e spesso molte cose dipendono dal loro inizio. “C’era una volta” è l’incipit di tante fiabe che collocano in un tempo e in uno spazio indefiniti (e quindi sempre validi) le vicende che raccontano.
[h2]
Se una notte d'inverno un viaggiatore[/h2] Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto.
[h2]L'inizio e la fine[/h2] Incominciare.
Da dove? Come? Perché iniziare proprio da lì e non da un’altra parte?
[h2]Educare alla cittadinanza[/h2] Settembre 2009: primi giorni di scuola della mia “nuova” prima, alle prese con le vocali, “I” e “O”. Pochi mesi fa quei banchi erano occupati da altri bambini e bambine, ora passati alle medie.
[h2]15 settembre, incominciare[/h2] Classe I B
Il primo giorno di scuola prevede solo due ore per le classi prime. I ragazzi vengono accolti dalla Dirigente sulla gradinata della scuola e chiamati per elenco a formare le varie classi. Poi entrano in aula accompagnati dall’insegnante di lettere...
[h2]15 settembre: per me incominciare vuol dire…[/h2] Abbiamo provato a raccogliere alcune brevi note di un gruppo di docenti della Rete in una sorta di scrittura a più mani. Un pretesto per fermarsi un attimo a riflettere sul senso dell'incominciare. Anche quest'anno.
[h2]Incominciare da un primo giorno di scuola[/h2] Ma non solo. Non sola. Non soli. Perché incominciare è sempre un’avventura condivisa, in cui ciascuno aiuta l’altro/a a fare un passo, che è il primo per entrambi.
Chi ben comincia è a metà dell’opera?
Forse sì. Decidere come iniziare è sempre una bella scommessa e spesso molte cose dipendono dal loro inizio. “C’era una volta” è l’incipit di tante fiabe che collocano in un tempo e in uno spazio indefiniti (e quindi sempre validi) le vicende che raccontano.
Le nostre storie, quelle che viviamo e costruiamo insieme con gli altri e le altre, sono invece sempre situate in luoghi, situazioni, contesti e momenti determinati e precisi. Anche a scuola.
E dunque incominciamo. Con l’augurio di farlo bene.
Compito in classe
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici…
Ripetete! dice il maestro
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici.
Ma ecco l’uccello-lira
che passa nel cielo
il bambino lo vede
il bambino l’ascolta
il bambino lo chiama:
Salvami
gioca con me
uccello!
Allora l’uccello discende
e gioca con il bambino
Due e due quattro
Ripetete! dice il maestro
e gioca il bambino
e l’uccello gioca con lui…
Quattro e quattro otto
otto e otto fan sedici
e sedici e sedici che fanno?
Niente fanno sedici e sedici
e soprattutto non fanno trentadue
in ogni modo
se ne vanno.
|
E il bambino ha nascosto l’uccello
nel suo banco
e tutti i bambini
ascoltano la sua canzone
e tutti i bambini
ascoltano la musica
e otto e otto a loro volta se ne vanno
e quattro e quattro e due e due
a loro volta abbandonano il campo
e uno e uno non fanno nè uno nè due
uno a uno egualmente se ne vanno.
E gioca l’uccello-lira
e il bambino canta
e il professore grida:
Quando finirete di fare i pagliacci!
Ma tutti gli altri bambini
ascoltano la musica
e i muri della classe
tranquillamente crollano.
E i vetri diventano sabbia
l’inchiostro ritorna acqua
i banchi ritornano alberi
il gesso ridiventa scoglio
la penna ridiventa uccello.
(J. Prévert, Poesie, Guanda)
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Se una notte d’inverno un viaggiatore
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino! » O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull'amaca, se hai un'amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979
L’inizio e la fine
Incominciare.
Da dove? Come? Perché iniziare proprio da lì e non da un’altra parte?
E poi: non si comincia sempre dalla fine, a conclusione cioè di un percorso mentale, emotivo, cognitivo, stilistico che si è iniziato molto prima: chissà quando? E, a proposito della fine: decidere quale debba essere l’ultima parola non è problema meno arduo che stabilire la prima.
Abbiamo allora provato a mettere insieme incipit e finali di narrazioni, romanzi, saggi e altri scritti (per grandi e piccini): una sorta di testa/coda dagli esiti non sempre scontati.
Chiude la piccola antologia un racconto (il più breve mai scritto?) in cui inizio e fine coincidono.
Genesi, VI-V secolo a.C.
In principio Dio creò il cielo e la terra.
Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.
Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre
e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque».
Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.
Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne.
Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
(…)
Educare alla cittadinanza
di Anna Sarfatti
Settembre 2009: primi giorni di scuola della mia “nuova” prima, alle prese con le vocali, “I” e “O”. Pochi mesi fa quei banchi erano occupati da altri bambini e bambine, ora passati alle medie. Con loro ho fatto un interessante percorso di educazione alla cittadinanza, che desidero riprendere con i piccoli. Ma come ri-partire?
Il gioco delle vocali proposto dal libro di testo mi comunica un senso di disagio: l’Istrice Igina e l’Oca Olga riempiono di sé le pagine con azioni improbabili. Vorrei conoscere meglio i miei bambini, dare senso a quello che facciamo. Finalmente, dall’incontro delle due vocali e una consonante, metto a fuoco due pronomi, due soggetti della cittadinanza: IO e NOI.
Decido di lanciare lo stimolo ai bambini: “A cosa vi fanno pensare queste due parole? Che differenza c’è tra IO e NOI?”
“IO sono 1 e NOI siamo 22. IO sono Azzurra, NOI siamo la I E”.
Edoardo: “Quello blu, io, vuol dire che siamo uno solo e noi siamo in tanti”.
Matteo C.: “Uno solo non si divertiva, non c’era nemmeno un amico, da solo fuori non giocava… si annoiava”.
Edoardo: “E poi con chi studiava? Da solo non sapeva nemmeno cosa fare…”.
Gaia M.: “E se non aveva i libri giusti chi glieli prestava?”.
Matteo C.: “Essere tanti è meglio perché ci si diverte tutti”.
Niccolò: “A parte che con qualcuno non ci si può divertire o non è un amico o non ci si può giocare…”
Stefano: “Però si può fare amicizia!”
Tommaso: “Oppure se c’è un bambino che conosci puoi giocare”.
Matteo C.: “Un giorno ti porto a vedere i miei insetti stecco… sono due… anche loro si fanno compagnia”.
La nostra prima conversazione si è chiusa più o meno così; pochi scambi, eppure tanti spunti di riflessione, che qui provo a condividere.
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15 SETTEMBRE 2014
Classe I B
Il primo giorno di scuola prevede solo due ore per le classi prime.
I ragazzi vengono accolti dalla Dirigente sulla gradinata della scuola e chiamati per elenco a formare le varie classi. Poi entrano in aula accompagnati dall’insegnante di lettere.
Ho proposto loro alcune domande per aiutarli ad esprimere i loro sentimenti del momento.
Prof. “Come vi sentite in questo momento? Quali sentimenti provate? Vi chiedo di cercare di esprimerli attraverso un aggettivo”.
Al termine della discussione l’elenco è stato copiato:
Emozionato
Felice
Curiosa
Agitato
Spaesato
Ansioso
Meravigliato
Preoccupato
Sorpreso
Eccitato
Teso
Rilassato
Prof.: ”Quali sono le vostre aspettative rispetto a questa scuola? Cosa temete o sperate di trovare?”
Nuovi amici
Materie nuove ed interessanti
Professori comprensivi
Attività interessanti
Laboratori
Tanti compiti
Compiti difficili
Gite lunghe (più di un giorno e in posti lontani)
Professori bravi (competenti)
Professori severi
Compagni più seri (maturi, responsabili)
Prof.:”Ora avete potuto visitare l’edificio scolastico e conoscere molte delle persone che ci lavorano: come la definireste? Descrivetela con un aggettivo.
Grande
Fantasiosa (con molti lavori artistici esposti)
Spaziosa
Attrezzata (dotata di molte cose)
Simpatica
Rigida (molte regole da osservare)
Severa
Luminosa
Nuova
Controllata (poca libertà individuale)
Collaborativa (persone che collaborano tra loro)
Creativa
Ins. Silvia Ramelli, cl. 1, Scuola secondaria di I grado,
I.C. "A. Martini"di Peseggia-Scorzè (Ve), a.s. 2014-15
“Incominciare”
Nel mese di maggio 2014 nella classe III B della scuola secondaria di I grado “A.Martini” di Peseggia (Ve) è stata assegnata questa traccia:
Tra poco lascerai la scuola media ed inizia il tempo dei bilanci: ricordi il tuo primo giorno in questa scuola? A cosa pensavi? Cosa provavi? Quali erano le tue paure, speranze, aspettative? Ripensando al tuo periodo qui, quali conclusioni puoi trarre?
Queste sono alcune delle considerazioni esposte nei loro testi.
Il mio primo giorno di scuola alle medie: alto un po’ meno di un metro e mezzo, avevo delle scarpe celeste-acqua con le luci, mi sentivo un re. Sempre riccio, carnagione scura e sempre con tanta voglia di conoscere nuovi luoghi e nuove emozioni; ero proprio così: un pulcino fuori dal pollaio per la prima volta e con la paura dell’ignoto. Provavo una strana emozione: stavo con i miei amici più fedeli, attaccati per la paura. (…) Le paure del primo giorno di scuola erano molte: la paura di non farcela, la paura di non far capire chi ero, … Avevo subito capito che non sarebbe stato tutto rose e fiori e che le stangate sarebbero arrivate, i brutti voti, le ramanzine dopo una cavolata.
Guardavo quelli di terza con occhi pieni di ammirazione e con la speranza di diventare un giorno come loro, oggi sono in terza a capisco che la mia vita non è molto diversa da quando ero in prima. (…)
Riccardo S.
Il primo giorno in questa scuola ricordo che ero molto preoccupata. Ero seduta vicino a Silvia e conoscevo solo quattro persone. Non ero a mio agio. (…) Dietro di noi c’erano Mattia e Lorenzo che mi sembravano molto tranquilli e senza problemi. Mi chiedevo come facessero. Davanti a noi si trovavano Rachele e Alice, mi sembravano molto antipatiche, non mi piacevano per nulla.
Arrivò la professoressa B. Aveva un’aria molto rigida e quando disse che insegnava matematica mi sentii mancare l’aria, non mi piaceva la matematica e anche oggi rimango della stessa idea. Ho avuto paura della professoressa per molto tempo, adesso invece è diverso, riesco a parlarle tranquillamente e senza problemi, ho creato un buon rapporto con lei. (…).
Sara M. C.
Non so come, ma mi ricordo ancora il mio primo giorno di scuola media. Ricordo ancora com'ero vestita: gonna jeans e maglietta gialla. Vestiti che ora non indosserei mai! (…).
Ero molto emozionata e pensavo solo a farmi degli amici. Nella testa mi ripetevo: “E se nessuno mi vuole? E se non riesco a farmi degli amici?” Però subito dopo mi sono rassicurata perché nella mia classe c'erano già due amiche delle elementari. (…).
Entrò la prof. in classe (quella che per noi era ancora “maestra”) e pensai subito: “Sarà un'avventura fantastica la scuola media, non vedo l'ora di mettermi sui libri”. (…).
Sono sicura che anche il primo giorno delle superiori avrò le stesse preoccupazioni: amici, professori e cosa imparerò … ma questa è un'altra storia.
Silvia Z.
Il primo giorno di scuola me lo ricordo benissimo. Prima di entrare eravamo tutti fuori davanti alle scale, le professoresse erano tre (…) e tenevano un foglio in mano: erano gli elenchi delle classi. Con il microfono chiamavano i nostri nomi. Quando hanno chiamato il mio nome il mio cuore batteva forte, forte, ho salito le scale insieme ad altri ragazzini e sono entrata in un'aula. (…)
Quel giorno mi sentivo importante, più grande, perché ero passata dalle elementari, la scuola dei bambini, alle scuole medie.
Dopo neanche un mese nella nostra classe tutti conoscevano tutti, però devo dire che non andavamo molto d'accordo il primo anno di scuola, ma non riesco a ricordare il perché. (…)
Adesso io ho paura per tutto quello che verrà: lasciare i miei compagni, il liceo! Ho paura di non essere ancora in grado di uscire dalle medie e di andare alle scuole superiori.
Lisa P.
Il mio primo giorno di scuola media lo ricordo come se fosse ieri; pensavo a tutte le cose che potevano succedermi, sentivo i brividi salirmi sulla schiena, sapevo che era una cosa completamente diversa dalle elementari, ma mi sentivo pronto ad affrontarla. (…).
Speravo di trovare qualcuno cui aggrapparmi così da non girare mai da solo per i corridoi. (…).
Ettore C.
Ins. Silvia Ramelli, cl. 3, Scuola secondaria di I grado,
I.C. "A. Martini"di Peseggia-Scorzè (Ve), a.s. 2013-14
15 Settembre 2014: per me incominciare vuol dire...
Abbiamo provato a raccogliere alcune brevi note di un gruppo di docenti della Rete in una sorta di scrittura a più mani. Un pretesto per fermarsi un attimo a riflettere sul senso dell'incominciare. Anche quest'anno.
***
Incominciare ... quest’anno per me è anche fatica e noioso riordinare per fare spazio e spezzoni di filo da districare con pazienza. E’ muovere nuovi passi su strade già percorse eppure incerte e sentire… di aver bisogno di una ricarica! (Carla)
***
È una canzone sull'essere contenti...
per un augurio di buon lavoro...INCROCIANDO Gigantesche dita!...
(Federico)
***
È trascorso più di mezzo secolo fa, ma è ancora un ricordo vivo.
La cartella era bellissima, sapeva di cuoio, con il manico piccolo per portarla a mano e l’unica nella scuola ad avere anche le bretelle per tenerla sulle spalle. Me l’aveva regalata il nonno, era una cartella seria, molto seria, diversa dalle altre perché il nonno sceglieva per me, la nipote primogenita, sempre secondo alcuni canoni: doveva essere di suo gusto, di buona qualità e durare per tutta la vita. Senza minimamente tener conto se sarebbe piaciuta a me, bambinetta di 6 anni.
E poi bisognava mettere delle cose nella cartella.
Da “Beccari”, il cartolaio c’era qualunque cosa si potesse desiderare.
Appena entrata il buon odore di carta, di inchiostro, di matite mi inebriò. Sì, proprio così, tanto che in quel momento decisi che da grande avrei lavorato in una cartoleria.
il signor Beccari,un uomo distinto che incuteva soggezione, parco di sorrisi, era lì, paziente (ma tutto ha un limite), a consigliare (ma non troppo), a mostrare e a impacchettare. Solo più tardi capii che era praticamente incorporato al suo negozio.
Dunque i pastelli Giotto da 12, il massimo, con le punte perfettamente allineate; la matita con la “buccia” gialla, il temperamatite di ferro e una bella gomma rettangolare bianca; la cannuccia di legno per infilare i pennini. Gli affascinanti pennini: quello lungo a forma di pagoda che scriveva sottile, quello a forma di cuore (il più gettonato) che ti faceva scrivere “liscio”, quello più piccolo a forma di coppo. Non potevano mancare il nettapenne e la carta assorbente bianca e pelosetta.
I quaderni, due, con la copertina nera e un po’ rugosa e il bordo rosso delle pagine chiuse: uno a righe “di prima” e l’altro a quadretti con la pagina finale stampata a tavola pitagorica.
La sera tutto era stato controllato ed era pronto. Dal letto ammiravo il grembiule nero appeso sull’attaccapanni alla libreria: le quattro pieghe perfettamente stirate dalla mamma, la cintura a legaccio, penzoloni e l’immacolato colletto bianco con il bottoncino di madreperla.
Grande eccitazione, grandi aspettative e timorosa curiosità.
Il giorno dopo avrei cominciato la scuola. (Gabriella)
***
Ritrovare le ragazze e i ragazzi, salutati a giugno, conoscerne di nuovi. Partire per una nuova avventura che richiede un continuo mettersi in gioco.
Ricominciare è ogni anno una nuova esperienza che si innesta su quelle precedenti e si arricchisce di incontri con colleghi, idee e confronti. E’ ritrovare le persone con cui condividere uno sguardo comune nei confronti dei nostri ragazzi. (Lorella)
***
Incominciare per ri-cominciare
Incominciare e re-incominciare sapendo che l’intervallo di tempo e di assenza dalla aule avrà certamente prodotto dei cambiamenti in loro.
L’interazione con docenti diversi credo li abbia fatti riflettere e reagire empaticamente rispetto a personalità e metodi diversi. Tutto sommato un buon allenamento alla relazione.
Io non sono nelle condizioni in cui avevo sperato di essere e loro sanno com’ero “prima” della mia lunga assenza.
Forse l’inedita realtà di un adulto "diverso" potrebbe creare un incontro di maggiore attenzione alle esigenze reciproche. Forse anche un’inattesa complicità di sostegno reciproco: in un dare e ricevere che potrebbe produrre –perché no?- maggiore attenzione e sensibilità. Ma allo stesso tempo, proprio perché sono bambini e in quanto tali ancora privi di pre-giudizi, potrebbe essere vissuta come un dato di fatto assolutamente normale. La spontaneità che differenzia un bambino da un adulto potrebbe giocare a favore.
Mi troverò in una situazione paradossale: ci sarà il mio re-inserimento nelle classi. Pensa un po’: per una volta il ricominciamento sarà anche quello di un insegnante e non di un alunno. (Luisa)
***
Una partenza col botto: c’è subito da preparare una gita di due giorni a Vallevecchia. WOW !!! Pochi giorni per fare e sapere tutto ciò che serve. Dov’è Vallevecchia? Perché ci andiamo? Da dove arrivano gli altri bambini che incontreremo? Che paesaggio / ambiente troveremo? Che cosa faremo? (Scuola? Laboratorio? Passeggiate? Il bagno?) Ci sarà una Guida? Dove dormiremo? (In un letto o nel sacco a pelo?) Ci sarà il bagno? Faremo la doccia? Dove e che cosa mangeremo? Chi paga tutto quello che serve? Serve una borsa grande o uno zaino? … E se mi perdo? E se mi sveglio di notte che cosa faccio? Chi è che fa da mangiare? Mi devo svegliare da solo?... o ci svegliano con una musichetta?
***
Sono in pensione da due anni e pensavo sarebbe stato molto difficile lasciare il mio lavoro dopo quarant’anni di impegno e belle soddisfazioni.
Invece la mia nuova vita si è arricchita con altre esperienze altrettanto appaganti e la Rete di geostorie mi ha permesso di mantenere il legame con la scuola continuando a progettare e a sperimentare percorsi con i ragazzi.
Ma il primo giorno di scuola mi manca molto perché ha in sé tutte le potenzialità del nuovo inizio; è come ricevere un pacco dono e scartare il tuo regalo piano piano per scoprire di cosa si tratta.
Forse poi non sarà tutto come avevi sperato ma il primo giorno è speciale! (Rosella)
***
“Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni, e ricordatevi che ci riuscirete solo se li avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni …..Insegnatemi a ragionare ….. Aiutatemi a essere libero.” (“Il primo giorno di scuola che vorrei” di Alessandro D’Avenia).
Ecco per me incominciare vuol dire ritrovare i miei piccoli alunni e riuscire ad essere per loro quell’insegnante, che spero ricorderanno , perché è riuscita ad aprire le loro menti e ha cercato di educarli ad essere dei futuri bravi cittadini, trasmettendo loro la passione per il mio bellissimo lavoro. (Sabina)
***
Ho iniziato questo nuovo anno leggendo a me stessa e ai miei ragazzi questa filastrocca di B.Tognolini a cui sono particolarmente affezionata e che condivido volentieri con voi augurando a tutti un anno scolastico ricco e stimolante! (Stefania)
Maestra, insegnami il fiore e il frutto.
Col tempo, ti insegnerò tutto.
Insegnami fino al profondo dei mari.
Ti insegno fin dove tu impari.
Insegnami il cielo, più su che si può.
Ti insegno fin dove io so.
E dove non sai? Da lì andiamo insieme.
Maestra e scolaro, un albero e un seme.
Insegno e imparo, insieme perché
Io insegno se imparo con te.
***
Incominciare da un primo giorno di scuola
Ma non solo. Non sola. Non soli. Perché incominciare è sempre un’avventura condivisa, in cui ciascuno aiuta l’altro/a a fare un passo, che è il primo per entrambi.
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