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L'intervista: Archivi, storia e didattica NL - n.° 2


L'intervista: Archivi, storia e didattica
 

Intervista a Franca Baldelli

Responsabile del Servizio Archivio del Comune di Modena. È socio corrispondente dell'Accademia Nazionale di Scienze Lettere ed Arti di Modena e della Deputazione di Storia Patria di Modena. È membro effettivo dell' Associazione Nazionale Archivisti Italiani (ANAI). Nell’ambito delle iniziative ANAI coordina per la Regione Emilia Romagna il Gruppo Scuola e Archivi. Ha progettato e segue l’attività di “Laboratorio di storia” per alcuni comuni dell’Emilia Romagna, Modena, Bologna, Cervia, Imola, Formigine ecc.. Ha al proprio attivo numerose pubblicazioni.

​Per saperne di più su Franca Baldelli: http://www.retegeostorie.it/about/franca-baldelli

 
1. Per scrivere  la storia  sono necessarie le fonti. Non si dà rappresentazione del passato senza fonti che ne sono in qualche modo i mattoni indispensabili.
Qual è il ruolo oggi  degli archivi e degli archivisti per il lavoro dello storico?
 
L’archivista da molto tempo ormai ha cercato, come dire, di liberarsi dalle “strettoie” che lo connotavano come conservatore e schedatore delle carte da custodire. Già negli anni '70 del '900 un grande archivista, Filippo Valenti ebbe a sottolineare nelle sue Considerazioni sul “Manuel d’archivistique”, che gli archivi si presentavano sempre più come laboratori di ricerca storica e gli archivisti si venivano a trovare sempre più nella posizione di fornire informazioni agli studiosi e a “fungere addirittura da coordinatori ufficiosi” della ricerca. Ma c’è dell’altro, scriveva Valenti nel 1973, c’è un vastissimo campo di lavoro “nel quale i francesi mostrano di essere molto più attivi di noi. …oltre a contribuire positivamente alla ricerca storico scientifica … contribuiscono altresì alla diffusione della cultura in senso lato. E ciò attraverso due principali canali: l’uno rivolto al pubblico in generale… e l’altro rivolto specificamente alla popolazione scolastica…”.
Grazie a queste occupazioni si delineava già in quegli anni il “nuovo” profilo dell’archivista sollecitato ad occuparsi a pieno titolo di storiografia. Sulla falsariga dell'esperienza francese, l’Archivio Storico del Comune di Modena ha avviato una attività con le scuole che lo doveva impegnare in una direzione che per tradizione risultava, almeno fino ad allora, più congeniale ad altri Istituti quali Biblioteche e Musei.
Questa disponibilità ad accogliere le classi in archivio è stata impostata come un servizio,  il servizio educativo e didattico, se così possiamo chiamarlo, concepito sul modello di quello esistente già in alcuni Musei e consisteva nell’utilizzo, da parte degli insegnanti, dei documenti d’Archivio ad esemplificazione e a fini formativi.
A Modena l’attività si concreta in primo luogo attraverso incontri in Archivio con le classi che solo impropriamente potremmo chiamare visite guidate. Tali incontri sono intesi come momento di approccio che trova una continuazione e un superamento in momenti di ricerca su temi specifici, concordati con gli insegnanti, che superino la fase puramente passiva e ricettiva delle classi che si recano in visita, per conquistare livelli di maggiore iniziativa ed autonomia di ricerca nell’ambito dei piani di lavoro che ogni classe si è prefissa. In questo caso venire in Archivio non è più soltanto un momento isolato di informazione ma diventa attività funzionale al lavoro iniziato a scuola, continuato in archivio, verificato a scuola.
Questa attività è continuata dal 1973 fino ad oggi a fasi alterne e anche con diversi livelli di partecipazione e, secondo noi, di maturazione. Ogni anno da allora centinaia di classi hanno fruito di questo servizio.  Si è tentato in alcuni casi di realizzare esperienze mirate che hanno comportato anche una grossa mole di lavoro sia da parte nostra che da parte dei docenti.
 
2. Nati come strumento per documentare l’attività di soggetti pubblici e privati, gli archivi costituiscono parte essenziale della memoria di un territorio. Accanto a questa funzione quali altri sono i compiti e le caratteristiche degli archivi nel contesto attuale?
 
 Gli archivi sono stati e rimangono strumenti per documentare l'attività dei soggetti pubblici e privati ma non solo per la memoria storica, bensì si caratterizzano come strumenti per la certezza del diritto. L'organizzazione dell'archivio nella sua fase formativa è essenziale per la corretta stratificazione del complesso documentario e per dotare le pubbliche amministrazioni di un prezioso supporto informativo e probatorio per la loro attività: il servizio archivistico dell'ente deve organizzare le aggregazioni dei documenti in modo rispondente alle esigenze del produttore in modo efficiente ed efficace, in grado cioè di conservare nel tempo il valore probatorio e conoscitivo del complesso documentale. [Questa finalità del servizio archivistico è evidenziata anche in sede internazionale dallo standard per il records management ISO 15489, ora disponibile anche nella traduzione italiana (UNI - ISO 15489)].
Risponde a regole ben precise al fine di perseguire gli scopi determinati per legge: efficacia, efficienza e trasparenza dell'azione amministrativa che si attuano mediante una gestione razionale della documentazione prodotta e ricevuta dall'ente (legge 241/1990 e successive modificazioni; Testo Unico della documentazione amministrativa DPR  445/2000), ma anche tutela e valorizzazione documentaria (Codice dei beni culturali e del paesaggio, d.lgs. 42/2004).
 
3. Cosa cambia per gli archivi con l’era del computer  e delle fonti digitali? Come gli archivi sono presenti nel web e quali le opportunità  e i servizi più significativi  che essi offrono nel mondo digitale? Quali le maggiori criticità?
 
Il computer è sicuramente da considerare uno strumento di grande utilità anche per gli archivi. Lo è per la ricerca storica se vengono compilati buoni inventari e postati sul sito, lo è perché permette ai ricercatori di conoscere a distanza il patrimonio documentario conservato da enti diversi, lo è perché permette di valorizzare la documentazione a costi contenuti e ancora perché permette di contattare realtà lontanissime in tempo reale. Tuttavia la “dematerializzazione” è ancora un problema non completamente risolto. Non tutti gli archivisti credono nella conservazione permanente attraverso gli strumenti informatici e per quanto riguarda l'Archivio corrente, la strada è ancora lunga. Usare adeguatamente i nuovi software e organizzare la documentazione, fascicolare, protocollare e, ancora, colloquiare tra Enti via Internet è ancora problematico. Tra le maggiori criticità, oltre alla conservazione permanente a fini storici, la necessità di tener conto dei molti cittadini, uffici, imprese che per servirsi dell'informatica dovrebbero affrontare costi che non possono sostenere. (Va anche detto che se una carta viene archiviata male, anche se con fatica, si può sempre ritrovare. Se un documento viene inserito male nel programma, con l'oggetto sbagliato o un nome sbagliato etc., il computer non te lo restituisce, è una macchina e risponde a domande precisissime).
Il computer è, invece, un ottimo strumento per l'attività didattica. Grazie a Internet è possibile colloquiare con le scuole a distanza e fornire documenti richiesti dai ragazzi per concludere la ricerca. L'archivio Storico del Comune di Modena ha, inoltre, ideato un Manuale in rete (http://manualeinrete.comune.modena.it) che pubblica le ricerche svolte dai ragazzi delle scuole, brevi informazioni date da insegnanti, da studiosi o dall'Archivio stesso, al fine di favorire la ricerca. Inutile dire che le Scuole dovrebbero comunque sempre fare una visita in Archivio per capirne la potenzialità e l'importanza. Copie o riproduzioni di documenti decorati e non, non potranno mai sostituire gli originali. Inoltre evidenzierei che siamo un paese ricco di beni culturali, tutti occasione per richiamare turisti e quindi per creare occupazione (non mi soffermo su questo dolente problema). Tra questi non è da meno l'archivio. A Modena abbiamo spesso stranieri in visita alla città che ci chiedono di poter vedere il nostro patrimonio.
 
4. Da quest’anno a scuola non esiste  più il registro cartaceo e, come già avviene nei rapporti con la banca, nella corrispondenza epistolare, nei social network e in internet in generale, così anche nella scuola le informazioni sono “dematerializzate”. Cosa ne pensa di questi nuovi archivi digitali? Il passaggio dal supporto cartaceo a quello informatico sta attivando anche nuovi meccanismi di selezione, scarto, conservazione e in generale di costruzione della memoria? L’accesso alle informazioni è davvero facilitato?  
 
Se l'accesso alle informazioni per alcuni aspetti è facilitato, ha assunto maggior importanza l'archiviazione, sicuramente va dedicata più attenzione ai flussi documentali dell'Ente e quindi allo scarto, e poi esiste il problema della privacy che comunque condiziona l'accesso.
 
5. Il rinnovamento dell’insegnamento e dell’apprendimento della storia è passato anche per la didattica con e per gli archivi.  Come rendere sempre più virtuosa ed efficace la complicità tra archivio e scuola? Quali i maggiori ostacoli e le indicazioni positive in questo ambito?
 
Io sono sempre stata una grande sostenitrice dell'attività didattica in archivio. Fare esperienza diretta in archivio, fare ricerca (sia pure su piccoli temi e problemi, sia pure con pochi documenti) è un’esperienza formativa di altissimo livello. Si tratta di imparare facendo  mettendo in moto abilità e competenze, per aumentarle. Si tratta di un allenamento mentale nel corso del quale i prerequisiti che possiamo mettere in gioco ci permettono di interpretare  fatti e circostanze con serietà e toccare con mano aspetti fondamentali del buon vivere civile, ad esempio che l'interpretazione è soggettiva ma autentica se mi avvalgo dei documenti, che il punto di vista condiziona le scelte e che lo stesso spirito critico che mi guida nella ricerca storica mi dovrebbe guidare nelle osservazioni del presente per non essere manipolato da chi conosce bene quale danno sia la superficialità diffusa e la fretta nell'osservazione.
La scuola dovrebbe sfruttare maggiormente gli istituti culturali che sono miniere di informazioni e palestra per la mente di tutti, giovani e meno giovani, dovrebbe permettere di uscire dall'aula per frequentare sale di lettura, musei, strade e palazzi. Dovrebbe essere meno legata al famoso Libro di testo e selezionare alcuni temi da affrontare attraverso i documenti (i documenti sono quelli dell'archivio ma anche i quadri, le case, le strade,  i giornali, le pubblicità, i film, le fotografie, i racconti del nonno, etc). I documenti vanno messi in relazioni, digeriti, e restituiti a nuova vita  previo esame e attenta, seria interpretazione, non imparati e raccontati come fatti veramente accaduti.
 

 
Scuola Secondaria di 1° “DON MILANI” di Maserada sul Piave (TV)
 
Le domande dei  ragazzi di terza media del laboratorio “Topi d’archivio”:
 
1. Nella sua esperienza di lavoro con gli archivi, tra le molte cose che ha scoperto, quali
sono quelle che l’hanno incuriosita di più?
 
A volte parlando della peste del 1630 con alunni e insegnanti mi è venuto spontaneo definire bella la ricerca sulla peste, e mi stupivo. [Questo non succede solo a me, naturalmente]. Ma la peste non può essere bella, ovviamente, e allora ho capito che il fatto, la peste, era solo il contesto che dovevo conoscere, ma che la cosa che mi affascinava maggiormente di quei documenti vecchi e polverosi, pieni di polvere brillante, era che anche quando ci si imbatte in fatti e accadimenti terribili del passato si intravedono in quelle carte la gente, la forza, la tenacia o anche l'atteggiamento mite ma deciso con il quale uomini, donne e ragazzi hanno affrontato la vita, l'amore, la dolcezza, la paura e il desiderio di rinascere, la trasgressione, la mentalità, la morte e la capacità di andare avanti. E' l'uomo che esce da quelle carte con le sue imprese, le sue costruzioni, la sua devozione, le sue ansie e la sua abilità.
 
2. Cosa l’ha spinta a scegliere questo lavoro?
 
Sono diventata archivista, come tanti, un po' per caso, un po' per fortuna e un po' perché non mi piaceva la storia ma la filosofia e volevo capire perché a scuola si studiasse Storia e filosofia.
 
3. Quale percorso ha fatto per diventare archivista? Cosa ha studiato? Quanto ha studiato?
 
Il mio percorso scolastico non è quello richiesto agli archivisti. Io mi sono laureata in Pedagogia poi mi sono diplomata in Archivistica Paleografia e Diplomatica  per avere punti per insegnare (e ho incontrato il grande archivista Filippo Valenti che mi ha fatto capire quanto fossero importanti gli archivi), contemporaneamente mi sono laureata in  Filosofia, che era la mia passione, ho insegnato e collaborato con l'Università di Bologna ad alcuni progetti di ricerca che riguardavano lo studio della filosofia nel '600 e nel '700. Mi sono per questa ragione avvicinata agli archivi dove ho trovato notizie straordinarie per la mia ricerca (e ho incontrato un'altra straordinaria archivista Isabella Zanni Rosiello), così ho capito che la mia passione era la tutela e lo studio di quelle carte che giacciono sugli scaffali in attesa di raccontarci chi eravamo e sicuramente anche chi siamo.
 
4. Qual è l’archivio più antico di cui si è occupata?
 
L'archivio dove ho lavorato e che conserva documentazione archivistica molto antica è quello dove lavoro ancora oggi, l'Archivio del Comune di Modena dove sono conservate carte a partire dall'VIII secolo.
 
5. Quante ore passa dentro l’archivio?
 
Passo molte ore in archivio e altrettante a casa a studiare le carte che ho fotografato per scrivere di qualche piccolo fatto storico.
 
6. Quali sono le attività più frequenti nel lavoro d’archivio?
 
Le attività più frequenti nell'archivio dove io lavoro sono la tenuta del protocollo (archivio corrente), la tutela della documentazione storica che significa sistemazione adeguata delle carte, spolveratura, riordini, inventariazione e studio e valorizzazione. Quest'ultimo compito prevede conferenze, mostre e iniziative con le scuole di ogni ordine e grado.
 
 
Grazie per le vostre domande. Spero di essere stata esaustiva, resto a disposizione per qualunque chiarimento e vi invito a visitare l'Archivio Storico del Comune di Modena che vi sorprenderà.
 
Un caro saluto
Franca Baldelli